Quindici anni fa, nella sede di un notaio romano, veniva fondata da nove archeologi la Confederazione Italiana Archeologi, la prima associazione professionale di categoria in Italia: tante cose sono cambiate da allora, tante facce e anche tanti dei suoi dirigenti, qualcuno perché si è stufato, qualcuno in polemica, qualcuno perché non c’è più.
Eppure l’associazione è cresciuta, rappresenta centinaia di archeologi da tutta Italia, partecipa a tutti i più importanti tavoli in cui si discute della professione e lo farà anche nei prossimi anni. Dal 2005 siamo membri del CoLAP, grazie al quale ieri abbiamo portato le nostre istanze al Parlamento Europeo.
È grazie agli archeologi che la CIA trova senso, grazie all’entusiasmo che abbiamo visto, per esempio, nei tavoli di discussione dell’ultimo congresso, sabato scorso, nelle facce arrabbiate e non rassegnate che incontriamo quando facciamo qualche iniziativa in piazza, come nel 2014 al Campidoglio, a difesa della dignità dei professionisti della cultura italiani.
Nel 2016 la CIA è stata riconosciuta dal MISE come associazione di categoria che può rilasciare l’attestato di qualità e di qualificazione professionale dei servizi prestati dai propri soci. Il lavoro, l’impegno e la dedizione che abbiamo messo nel rappresentare la nostra professione è stato tale che oggi abbiamo sedi e soci su tutto il territorio nazionale.
Ed è di ieri la notizia che la CIA farà parte della Commissione Consultiva ex Art. 10 DM244/2019 quella, cioè, che avrà il compito di monitorare sull’applicazione della Legge 110/2014.
È grazie a tutti voi insomma. Noi oggi brindiamo tra di noi, ma vi aspettiamo sabato a Paestum, durante la Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico dalle 17 alle 19 in sala Velia, per raccontarci i traguardi raggiunti finora e quelli che intendiamo raggiungere da domani. E per festeggiare insieme.