La Confederazione Italiana Archeologi, in merito al Bando di concorso per la selezione pubblica di 500 Funzionari presso il MiBACT, pubblicato in GU 4a Serie Speciale – Concorsi ed Esami n.41 del 24-5-2016, conferma il proprio apprezzamento per l’impegno del Governo ad investire nel settore culturale e, in particolare, per incrementare il personale del MiBACT. Si esprime, inoltre, soddisfazione per il numero dei posti da Archeologo messi a concorso, ben 90, prova della rilevanza assegnata dal Ministero alla nostra disciplina. Si segnala con piacere che la distribuzione territoriale dei posti messi a concorso risulta più equa e va a compensare precedenti concorsi in cui, ad esempio, il centro e il sud del paese erano stati fortemente penalizzati, generando poi decine e decine di richieste di trasferimento che hanno causato un depauperamento anche delle regioni del nord. “Spiace rilevare – dichiara il presidente Alessandro Pintucci – che le osservazioni e le richieste di modifica presentate dalla nostra Organizzazione a seguito della pubblicazione del decreto che preannunciava il bando siano state del tutto disattese. Avevamo avanzato proposte concrete e ragionevoli – continua Alessandro Pintucci – tese a rendere più equo ed efficace il bando di selezione. Il Ministero, non solo ha deciso di non ascoltare le ragioni delle associazioni di categoria, ma è riuscito ad inserire elementi ancora più critici e peggiorativi. Non riusciamo davvero a comprendere le ragioni di questa chiusura nei confronti delle associazioni di categoria e continueremo a cercare un’interlocuzione con la nostra principale istituzione di riferimento.” Nel Bando pubblicato oltre a perseverare nella spropositata valutazione dei titoli universitari e dei tirocini rispetto all’esperienza professionale, si inserisce una formula che sta scatenando polemiche e preoccupazioni tra migliaia di archeologi in tutto il paese. All’articolo 9 comma b si riconoscono solo 10 anni di esperienza professionale, valutata 1/5 rispetto ai tirocini svolti presso il MiBACT, e si specifica che deve essere “maturata, con qualunque tipologia contrattuale, presso una qualsiasi pubblica amministrazione”. I tecnici del Ministero che hanno redatto il bando sanno bene che la stragrande maggioranza dei professionisti dei Beni Culturali non sono contrattualizzati direttamente dalle Soprintendenze o dagli Enti locali per cui operano sugli scavi, nei magazzini, per l’allestimento di mostre… E’ ben noto che archeologi, restauratori, storici dell’arte… lavorano prevalentemente a partita iva o con contratti con imprese o cooperative che hanno incarichi da committenti prevalentemente privati. Le Soprintendenze, in questi lavori, hanno la direzione scientifica e solo raramente, e in modo sempre più residuale, hanno i mezzi per intraprendere direttamente lavori e contrattualizzare i professionisti. Mossi da un convinto spirito di rispetto per le Istituzioni, vogliamo pensare che ci sia stato un errore formale nel formulare il bando e siamo certi che non era intenzione del Ministero creare una cesura tale e, di fatto, penalizzare migliaia di professionisti. A tale proposito, la Confederazione Italiana Archeologi propone di considerare titolo professionale valutabile anche tutte le attività svolte sotto la direzione scientifica o il coordinamento di una Soprintendenza o di altri enti pubblici. La Confederazione Italiana Archeologi, quindi, chiede che il MiBACT faccia subito chiarezza in merito a questo punto e si esprima nel rispetto degli archeologi professionisti che da anni lavorano al fianco delle Soprintendenze e gli enti locali per la tutela, la conservazione e la valorizzazione del nostro patrimonio culturale.
30.05.2016 – 90 ARCHEOLOGI AL MIBACT MA SI FANNO FUORI I LIBERI PROFESSIONISTI?