Il D.M. sulla riorganizzazione del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, approvato lo scorso 19 gennaio, prevede una generale riorganizzazione della struttura, con l’istituzione delle Soprintendenze unificate Archeologia Belle Arti e Paesaggio che faranno capo ad una Direzione Generale unica. Al di là di delle valutazioni di merito sullo schema del decreto, per il quale rimandiamo ad una successiva e più articolata analisi, si fa presente quanto segue:
- Il provvedimento, che non è stato minimamente concertato con le parti in causa, interviene nuovamente nel pieno di una riforma ancora in corso (DPCM n. 171/2014). Il metodo unilaterale e i tempi della riforma scelti dal Ministro rischiano di rallentare pericolosamente le attività del Ministero, a causa del trasferimento del personale e della variazione di sedi, magazzini e archivi, disposti dalla precedente riforma e non ancora conclusi.
- A prescindere da ogni valutazione sull’accorpamento degli uffici territoriali, che in sé può contenere aspetti anche positivi, il riassetto generale degli istituti previsti sui territori risponde in alcuni casi, come ad esempio per la riorganizzazione del territorio Roma, a criteri assolutamente poco comprensibili e assolutamente avulsi da ogni principio di coerenza storica o di efficienza amministrativa.
- In merito alle preoccupazioni e agli allarmi diffusi negli ultimi giorni, secondo cui il nuovo Codice dei Contratti Pubblici cancellerebbe o ridimensionerebbe drasticamente le norme sull’archeologia preventiva, non risulta al momento confermato alcun provvedimento in tal senso. Invitiamo pertanto coloro che paventano tale rischio a chiarire le fonti di tale preoccupazione, anche per evitare di esacerbare ulteriormente senza fondati motivi le preoccupazioni degli archeologi professionisti, e chiediamo al Ministro Del Rio di fornire garanzie sul mantenimento delle procedure di archeologia preventiva, tanto più dopo la recente ratifica (2015) da parte dell’Italia della Convenzione internazionale per la protezione del patrimonio archeologico, sottoscritta nel 1992 a La Valletta, allineando l’archeologia italiana a quella europea.