Sabato 19 Luglio a Palermo, presso l’ex Convento della Magione, si è svolta un’assemblea promossa da un gruppo di archeologi siciliani a cui sono state chiamate a partecipare le associazioni professionali di categoria e i sindacati.
L’assemblea, convocata allo scopo di affrontare i temi della professione di archeologo in Sicilia, ha fornito l’occasione per confrontare esperienze tra professionisti provenienti da Regioni ed esperienze diverse.
Insieme ai promotori e ad archeologi di varia provenienza, hanno preso parte all’incontro Salvo Barrano dell’Associazione Nazionale Archeologi, Alessandro Pintucci della Confederazione Italiana Archeologi, Piero Ceraulo della Fillea CGIL-coordinamento restauro e archeologia di Palermo ed Enzo Milazzo Segretario Regionale del Nidil CGIL–Sicilia nonché Coordinatore Regionale dell’Associazione 20 Maggio – flessibilità sicura.
Partendo dalle problematiche generali della categoria, con riferimento alle specificità regionali, nel corso dell’incontro è stata posta particolare attenzione all’analisi del Decreto 5085/2008.
Quest’ultimo, emanato per la costituzione di elenchi di professionisti per l’affidamento di incarichi tecnici, si è rivelato fortemente discriminatorio nei confronti di centinaia di professionisti archeologi poiché presuppone requisiti formativi iper-selettivi, non tenendo in considerazione determinate classi di laurea e riconoscendo valore esclusivamente ai rapporti di lavoro effettuati direttamente per la pubblica amministrazione.
Pur potendo vantare profili altamente qualificati ed esperienze pluriennali in interventi di tutela, conservazione, valorizzazione e fruizione del patrimonio archeologico, effettuati sotto la direzione delle Soprintendenze Archeologiche e delle Università, la maggior parte degli archeologi viene discriminata perchè, suo malgrado, non ha avuto contratti diretti da parte delle Soprintendenze.
Al danno di una condizione lavorativa precaria, discontinua e priva di tutele gli archeologi siciliani vedono così aggiungersi la beffa di un avviso della Regione Sicilia che non riconosce lunghi anni di studi ed esperienze sul campo.
Fillea Restauro, Nidil CGIL, la Confederazione Italiana Archeologi e l’Associazine Nazionale Archeologi hanno garantito piena adesione alle istanze presentate dagli archeologi siciliani e si sono detti disponibili a contribuire allo sviluppo delle proposte emerse nel corso del dibattito.
I rappresentanti delle associazioni e delle organizzazioni sindacali, come primo passo per la modifica del decreto, hanno inoltre preso l’impegno a redigere nelle prossime settimane un documento, da sottoporre alle istituzioni, che segnali tutte le contraddizioni e le incongruenze dell’avviso pubblico, oggetto peraltro di un ricorso extragiudiziale da parte di 150 archeologi di tutta la Sicilia.
In attesa dell’effettiva entrata in vigore del Decreto 5085, che si auspica venga emendato al più presto, gli archeologi siciliani hanno segnalato la grande disparità di trattamento contrattuale che caratterizza il lavoro archeologico in Sicilia e hanno chiesto l’adozione di tipologie contrattuali univoche da parte delle Soprintendenze e degli istituti regionali per affidamenti di lavori in ambito archeologico, individuando la forma corretta nel contratto nazionale dell’edilizia, che ai suoi livelli più alti contempla già la figura dell’archeologo.
Messaggi di sostegno alle suddette iniziative sono stati inviati anche dai principali schieramenti politici.
L’On. Fabio Granata, capogruppo PDL in Commissione Cultura alla Camera, si è detto pronto ad accogliere le istanze degli archeologi siciliani e a farsene portatore presso le istituzioni competenti.
Anche l’On. Giuseppe di Giacomo, Deputato Regionale, si è detto disponibile a sollevare in Assemblea Regionale Siciliana le problematiche emerse nel corso dell’incontro.