La Confederazione Italiana Archeologi accoglie con profonda preoccupazione la notizia dell’approvazione del decreto sull’archeologia preventiva, con la sensazione di aver perso un’occasione preziosa per regolamentare il mondo degli archeologi e dei lavoratori dei Beni Culturali.
“Stupisce, in particolare – commenta Giorgia Leoni, Presidente della Confederazione Italiana Archeologi – la scarsa conoscenza delle problematiche dimostrata dagli autori del decreto, che si evidenzia nella pericolosa genericità sulle circostanze che richiedono o meno l’indagine archeologica preventiva. Altrettanto discutibile è poi la scelta di attribuire all’Università poteri di tutela del patrimonio archeologico, che in Italia sono competenza dello Stato attraverso il Ministero dei Beni Culturali, che li ha sempre esercitati garantendo un capillare controllo del territorio nell’interesse di tutti, pur nelle annose ristrettezze economiche a cui è da sempre esposto. Invece di puntare ad un potenziamento del Ministero si è scelto di delegare la tutela a soggetti privati: in questo caso tali sono concettualmente i dipartimenti universitari, senza la necessaria mediazione delle Soprintendenze. Temiamo fortemente che questo si tramuti in nuove forme di sfruttamento nei confronti degli studenti, nel tentativo di una riforma a costo zero, divisi tra l’interesse economico dei privati e le esigenze di tutela dello Stato. Contro un uso improprio di costoro, e una strumentalizzazione delle loro esigenze formative, ci batteremo presso tutte le sedi istituzionali e sindacali.”
“È inoltre con profondo rammarico – aggiunge Giorgia Leoni – che apprendiamo la volontà di istituire un ‘elenco’ degli operatori dei Beni Culturali considerando per la sua costituzione solo il Ministero e i dipartimenti universitari, di fatto scavalcando e marginalizzando i lavoratori del mondo archeologico, le società che si occupano di indagini preventive, le realtà rappresentative del settore come la nostra. In tutto ciò si ravvede un’inaccettabile autoreferenzialità che rischia di danneggiare sul lungo termine sia la tutela della professionalità degli archeologi, sia quella del nostro patrimonio culturale, e che ci si augura venga perlomeno attenuata, attraverso un ampio dialogo, al momento dell’attuazione del decreto.
È incredibile, infine, che in un decreto che si vuole occupare di tutela, si inserisca una norma come quella sulle collezioni numismatiche che, facendo riferimento alla ripetitività delle monete, permette di legalizzare il furto di Beni dello Stato, introducendo un principio in grado di scardinare dalle fondamenta la tutela dei Beni archeologici, istituzionalizzando la tristemente nota figura dei tombaroli.”
28.06.2005 – DECRETO SULL’ARCHEOLOGIA PREVENTIVA